Tra i protagonisti della riforma ci sono i centri di servizio per il volontariato, una rete capillare attiva fin dal 1997 che viene riconosciuta e rafforzata per diventare punto di riferimento per tutti i volontari impiegati negli enti del terzo settore.
Cambia la forma giuridica e la qualifica dei Csv che, tra le altre cose, si aprono alla possibilità di associare enti diversi dalle organizzazioni di volontariato. Nuovi obblighi e responsabilità, ma anche una puntuale definizione dei servizi erogati e dei principi a cui ispirarsi.
Previsto un nuovo l’assetto territoriale con 49 Csv accreditabili, numero fissato secondo criteri specifici.
A stabilirlo è l’Organismo nazionale di controllo (Onc). Al posto dei comitati di gestione ecco gli Organismi territoriali di controllo (Otc), uffici dell’Onc a cui spetta il controllo dei Csv a livello locale.
Al posto dei fondi speciali per il volontariato su base regionale, viene istituito il Fondo unico nazionale (Fun), alimentato da contributi annuali delle fondazioni di origine bancaria per assicurare il finanziamento stabile dei Csv.