Superare la logica di una normativa scandita da obblighi, valorizzarne la portata culturale, unificare gli approcci tra le amministrazioni nazionali e locali e parlare alla cittadinanza. CSVnet, Forum nazionale e la direzione generale Terzo settore del Ministero del Lavoro fanno il punto a partire dai dati del portale Cantiere terzo settore
Oltre 2 milioni e 700 mila visualizzazioni, 900 mila utenti e 1 milione e 300 mila sessioni: sono questi i primi traguardi del Cantiere terzo settore in tre anni di attività, a partire dalla sua messa online nel 2019. I dati sono stati presentati il 19 gennaio in occasione dell’evento in diretta streaming “Consapevoli del cambiamento. La riforma del Terzo settore e la sfida di una comunicazione efficace”. Quasi la metà dei numeri si riferiscono al solo 2021, anno in cui il portale ha registrato un aumento esponenziale del proprio traffico con quasi 1 milione e 600 mila visualizzazioni, oltre 580 mila utenti e oltre 850 mila sessioni. L’evento moderato dal giornalista Giulio Sensi è stato trasmesso in diretta sui canali youtube e facebook (qui il link alla registrazione) del portale di informazione sulla normativa per il non profit promosso da Forum Nazionale del Terzo settore e CSVnet e “voce” dell’ufficio giuridico-legislativo sul Terzo settore dei due enti. Tra i contenuti più visualizzati (a questo link una sintesi dei dati), gli approfondimenti sulle qualifiche di associazione di promozione sociale e organizzazione di volontariato, gli articoli e i video di orientamento alla riforma – pensati per un target più generalista – ma anche gli aggiornamenti sulle occasioni di finanziamento, la vita associativa e le modalità di realizzazione delle attività in sicurezza vista l’emergenza sanitaria in corso.
La condivisione di dati e contenuti più letti all’interno della piattaforma è stata un’occasione di riflessione sull’importanza di una corretta comunicazione della riforma del Terzo settore per renderla pienamente operativa. La sfida è culturale: superare la logica di una riforma riconosciuta solo nei suoi adempimenti e comprenderne le potenzialità di orizzonte comune.
“Abbiamo da subito interpretato il bisogno di accompagnamento alla nuova fase – ha spiegato Chiara Tommasini, presidente di CSVnet – che molte realtà del Terzo settore, in particolare l’associazionismo di promozione sociale e le organizzazioni di volontariato, necessitavano. Un bisogno crescente a cui, come reti nazionali dobbiamo rispondere in modo deciso”. Una risposta che affonda in quello che da sempre è stato il ruolo dei centri di servizio per il volontariato (Csv). “La consulenza e l’accompagnamento sulle questioni attinenti alla normativa – ha continuato Tommasini – è sempre stata una delle funzioni più sviluppate dai CSV, per sostenere le organizzazioni di volontariato, e ora tutto il Terzo settore, nel nascere, svilupparsi e rispondere agli adempimenti, primi fra tutti quelli fiscali. Così il nuovo Codice ci ha trovati pronti e ramificati e molte energie sono state spese in questi anni per condividere tutte le novità della riforma con le nostre associazioni”. “Fare un bilancio del lavoro svolto non è semplice – ha concluso la presidente di CSVnet – ma credo che nel suo complesso e nonostante non sia ancora completo, la riforma sia stata accolta e assimilata dal Terzo settore. Questo non era un dato scontato e nel quadro dei cambiamenti è emerso il senso di responsabilità che il nostro mondo esprime”.
La capacità degli enti del Terzo settore di comprendere a pieno la portata del nuovo impianto legislativo, infatti, rimane al centro del dibattito sulla reale efficacia delle compagne comunicative avviate.
“La riforma del Terzo settore – ha commentato Vanessa Pallucchi, portavoce del Forum Nazionale del Terzo Settore – porta non solo una serie di novità tecniche, ma soprattutto una nuova visione culturale. Per questo motivo è fondamentale la diffusione e la comprensione delle norme, a partire dalla loro applicabilità rispetto alla situazione dei singoli enti”. Ma a che punto siamo oggi nella sua attuazione? Come stanno rispondendo le organizzazioni al nuovo sistema disegnato dalla riforma? “Nonostante i tempi lunghi e diluiti, – continua Pallucchi – negli anni è cresciuta la consapevolezza degli enti, sebbene manchino ancora dei pezzi importanti per rendere l’impianto normativo completo, nello specifico il quadro fiscale. A chiusura del processo, sarà importante investire in un lavoro culturale anche all’esterno. La sfida non è solo normativa – chiude la portavoce del Forum Nazionale del Terzo settore – ma la costruzione di un orizzonte comune”.
La sfida culturale non investe esclusivamente gli enti, ma anche la pubblica amministrazione. “Da questo punto di vista il registro unico nazionale del Terzo settore – è intervenuto il direttore generale del Terzo Settore del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali Alessandro Lombardi – non è solo un adempimento tecnico, ma un luogo in cui le amministrazioni nazionali e locali possono trovare una comune forma mentis e applicare la norma in modo uniforme. Questo cambio di passo culturale richiede una prospettiva di medio periodo perché abbiamo alla base un approccio agonistico in cui ogni istituzione aveva definito le proprie regole di accesso e una certa prassi. Lo stiamo vedendo già adesso, in questa fase di trasmigrazione degli enti”. Ma da un punto di vista comunicativo c’è ancora molto da fare. “Bisogna lavorare per superare le residue diffidenze che resistono, soprattutto tra le organizzazioni più piccole, nei confronti della riforma del Terzo settore. C’è un pregiudizio che vede la riforma carica di adempimenti burocratici e svilente nei confronti del volontariato. Questo è l’esatto opposto dello spirito della norma. Serve un ulteriore sforzo in questo senso”.