Principi e riferimenti della collaborazione tra enti pubblici ed enti del Terzo settore
In questi mesi sempre più volontari e operatori del Terzo settore hanno preso parte a esperienze di co-programmazione e co-progettazione, in cui i diritti dei cittadini, i loro bisogni, le loro aspirazioni sono state al centro di uno sforzo congiunto delle pubbliche amministrazioni e del Terzo settore. Si tratta della “amministrazione condivisa”: un’inedita condivisione di poteri e responsabilità tra enti pubblici e Terzo settore, chiamati a programmare, progettare e agire congiuntamente a favore delle loro comunità.
Un cambiamento epocale, innestato dall’art. 55 del Codice del Terzo settore (dlgs 117/2017) e confermato nel modo più autorevole dalla sentenza 131 della Corte costituzionale, secondo cui l’amministrazione condivisa “realizza per la prima volta in termini generali una vera e propria procedimentalizzazione dell'azione sussidiaria” delineata dall’art. 118 della Costituzione; ciò, sempre secondo le parole della Corte, in quanto al Terzo settore “è riconosciuta una specifica attitudine a partecipare insieme ai soggetti pubblici alla realizzazione dell'interesse generale”.
Enti pubblici e Terzo settore, quindi, non sono controparti, l’una che domanda servizi e l’altra che li offre, l’una che definisce cosa fare e l’altra che lo esegue; ma, al contrario, alleati per realizzare insieme una finalità comune.
È chiaro che una simile prospettiva, ben lontana dall’esaurirsi in un tecnicismo amministrativo, richiede a tutti i soggetti coinvolti un cambiamento culturale di grande rilievo e, coerentemente, di ripensare ruoli, compiti e organizzazione.
In questa situazione diventa oltremodo importante condurre un’azione strutturata e articolata su più strumenti che diffonda questi contenuti nel Terzo settore in modo trasversale sia ai territori, sia alle diverse famiglie che lo compongono, possibilmente coinvolgendo anche le amministrazioni pubbliche con cui il Terzo settore interloquisce. Ciò è avvenuto, in questo anno, grazie una molteplicità di iniziative formative, che hanno diffuso tra centinaia di volontari e operatori competenze e consapevolezza; ma si avverte al tempo stesso l’esigenza di ulteriori strumenti, come quello qui presentato.