Riconoscere il volontariato in ogni sua forma; preservarne l’autonomia; definire con equilibrio i suoi rapporti con il potere. Secondo il giurista Luca Gori sono questi gli impegni da assumere per non rendere il suo radicamento costituzionale “puro artificio retorico”
Come giurista, sono convinto che i volontari siano fra coloro che svolgono un ruolo importante di attuatori della Costituzione, lungo le frontiere più esposte del diritto costituzionale (protezione soggetti deboli, tutela dei “nuovi” diritti ecc.).
C’è un sospetto, però: la retorica insistente che spesso circonda le riflessioni su volontariato e Costituzione, potrebbe costituire l’indice di un qualche smarrimento e il sintomo di una necessità di radicarsi nuovamente nella Carta costituzionale. Come dire che si è in cerca di solidi punti di riferimento, essendo lo scenario molto confuso.
Quando il Presidente della Repubblica, garante dell’equilibrio disegnato dalla Costituzione, scende in campo con delle parole mai così chiare e decise come quelle utilizzate nel suo discorso di fine anno nel 2018, significa che vi è una qualche confusione e che il Capo dello Stato ha avvertito la necessità di ritornare a riflettere con forza sulla disciplina giuridica, sul ruolo istituzionale e sulle narrazioni politiche sul terzo settore e sul volontariato.
Il documento che è presentato oggi, dal titolo “Ricostruire una comunità solidale: il ruolo del volontariato nel terzo settore”, si incentra proprio sul tema del radicamento nella Costituzione del volontariato, per tornare a studiare, scoprire e rendere vivo il legame tra l’attività quotidiana di milioni di persone nel nostro paese e il quadro delle regole che organizzano e guidano la comunità, rendendo possibile progredire in forme pacifiche, ordinate, feconde.
L’attenzione alla Costituzione non può essere una «fiammata» che divampa – per riprendere una espressione utilizzata questa mattina – di fronte a certi sbandamenti della politica o a scandali amplificati dalla cronaca giudiziaria; al contrario, tale attenzione deve essere «fiamma» che alimenta costantemente, ordinariamente l’impegno che i cittadini mettono in campo in queste sfide; e, allo stesso tempo, «fiamma» che deve orientare la vita politica.
Ma per non rendere il radicamento costituzionale puro artificio retorico, occorre prendere atto che vengono poste alcune sfide molto impegnative che il volontariato deve identificare e con le quali la politica è chiamata a confrontarsi.
Non c’è il rischio della retorica del «buonismo» quando si è radicati nella Costituzione: il riferimento agli articoli 2 e 3 pone un orizzonte che è esigente, sfidante e inquieta per la sua radicalità. Esso esige un impegno che deve portare a trasformare fortemente le nostre comunità, le nostre relazioni e il modo in cui si costituiscono. In altri termini, migliorare la qualità delle nostre democrazie e rafforzarle.
* Luca Gori (Pistoia, 1983) è ricercatore di diritto costituzionale alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e coordinatore delle attività dell’area di ricerca TESSERE - Terzo settore, sussidiarietà e regole. Questo è il suo intervento durante la manifestazione “Ricostruire una comunità solidale: il ruolo del volontariato nel terzo settore”, organizzata il 5 dicembre 2019 in occasione della 34^ Giornata internazionale del volontariato da Forum nazionale del terzo settore, Caritas Italiana e CSVnet. La presente versione è stata rivista e integrata dall’autore.