“Lo sport è Terzo settore, ma la legislazione va armonizzata”. Le richieste di Uisp

Intervista al presidente Tiziano Pesce che solleva le conseguenze di un possibile cortocircuito sulla fiscalità con la riforma dello sport. “Impedirebbe a molte basi associative sportive di essere riconosciute come enti del Terzo settore

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Pronte da tempo alle richieste della riforma del Terzo settore, le organizzazioni aderenti alla rete Uisp hanno lavorato alle modifiche statutarie previste dal codice ma il quadro normativo è ancora incerto. Lo spiega in un’intervista il presidente dell’Uisp Tiziano Pesce, preoccupato soprattutto per il mancato coordinamento con la riforma dello sport, che impedirebbe a molte delle basi associative sportive, che rappresentano circa un terzo dell'intero Terzo settore nazionale, di assolvere agli obblighi fiscali. Ma non solo. Pesa anche il difficile rapporto tra le attività di interesse generale e quelle diverse, che “spesso nell’ambito di un’associazione sportiva dilettantistica rafforzano e garantiscono la sostenibilità di un'organizzazione”. Tra le sfide per il futuro, la crescita dello sport sociale e per tutti che, inserito nell’ambito del Terzo settore italiano, non è solo esercizio fisico o competizione, ma cultura e diritto di cittadinanza, coesione e inclusione delle comunità, aspetti fondamentali anche del Piano nazionale di ripresa e resilienza per superare la tremenda crisi sanitaria, economica e sociale data dalla pandemia.

In che modo la riforma del Terzo settore ha influenzato il lavoro della sua organizzazione? Quanto è corrispondente la definizione di ente del Terzo settore alla sua realtà?

Il percorso della Uisp nel rapporto con il Terzo settore è molto lungo: parte con il suo riconoscimento come associazione di promozione sociale e arriva ai giorni nostri con questa importante conferma contenuta nel Codice e nella riforma legislativa del Terzo settore. Una riforma che abbiamo accolto con grande interesse perché finalmente ci ha consentito di essere parte di un mondo che è passato da un regime cosiddetto concessorio a un pieno riconoscimento giuridico. Da subito abbiamo avviato il percorso di modifica dello statuto nazionale e di quelli dei livelli regionali e territoriali che compongono l'ampia rete associativa nazionale: la riforma quindi ha influito positivamente sul nostro lavoro e sul nostro impegno. Tra l’altro l’Uisp è stato il primo ente di promozione sportiva che ha voluto cogliere questa opportunità modificando il proprio sistema normativo per essere da subito rispondente alle norme del codice del Terzo settore. La definizione di ente del Terzo settore si addice pienamente alla nostra associazione, in quanto è una nuova qualifica giuridica che riconosce il perseguimento delle finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale mediante lo svolgimento di attività di interesse generale. Inoltre, è prevista l’attenzione al concetto di mutualità: si tratta quindi di un contesto in cui la Uisp si trova molto a suo agio.

Il codice del Terzo settore introduce un elenco specifico di attività di interesse generale. Quali sono i confini dell’attività che svolge il suo ente e che impatto ha avuto su questo la nuova definizione legislativa?

L’inserimento a pieno titolo dell'organizzazione e gestione di attività sportive dilettantistiche tra quelle di interesse generale, all’articolo 5 lettera t del codice del Terzo settore, manifesta il preciso intento del legislatore di coinvolgere gli enti sportivi dilettantistici nell'ambito del Terzo settore. Ma, oltre allo specifico dell’art 5, un'associazione di promozione sportiva e sociale come l’Uisp, che guarda con molta attenzione alla promozione di diritti a favore delle fasce sociali più svantaggiate attraverso lo strumento dello sport di cittadinanza, vede aprirsi un ambito di impegno dai confini molto ampi. Dall’ambito dell’educazione, istruzione, formazione e ricerca agli interventi finalizzati alla prevenzione e promozione della salute, dalla cooperazione allo sviluppo alla salvaguardia e al miglioramento delle condizioni dell'ambiente e all'utilizzo consapevole delle risorse naturali.

Questa riforma ribadisce con forza che lo sport è Terzo settore: per l’Uisp la nuova sfida è consolidare, all’interno dei confini delle attività di interesse generale, un nuovo rapporto circolare tra centro e periferie, con sempre maggiore impegno e senso di responsabilità collettiva. Le attività che abbiamo scelto di valorizzare come opportunità attraverso il codice del Terzo settore, inserendole nello statuto nazionale e di quelli dell’intera rete, ci danno la possibilità oggi di ampliare il perimetro delle nostre funzioni mantenendo sempre presente l'obiettivo di utilità sociale. Questa è la vera scommessa per il prossimo futuro: la crescita dello sport sociale e per tutti, inserito nell’ambito del Terzo settore italiano, per noi passa da uno sport che non è solo esercizio fisico o competizione, ma cultura e diritto di cittadinanza, coesione e inclusione delle nostre comunità, aspetti fondamentali anche del Piano nazionale di ripresa e resilienza per superare la tremenda crisi sanitaria, economica e sociale data dalla pandemia.

La riforma chiede agli enti maggiore trasparenza, una grande attenzione alla accountability e alla rendicontazione sociale. Quali sono le azioni messe in campo dalla sua organizzazione in questo senso?

Quando è arrivata la riforma del Terzo settore l’Uisp lavorava già da diversi anni sui temi della rendicontazione sociale e, soprattutto all’interno del sistema sportivo, chiedeva maggiore trasparenza e senso etico. Il percorso intrapreso nel 2013 dall’Uisp nei confronti del Comitato olimpico nazionale italiano, per chiedere nuovi sistemi di rendicontazione e allocazione delle risorse pubbliche, è noto. Le azioni messe in campo dall’Uisp in questo ambito si concretizzano nel rafforzamento di un sistema interno già presente da anni, riferito agli aspetti gestionali ed amministrativi e ai modelli che la nostra associazione segue a tutti i livelli. Già da tempo, infatti, ci siamo dotati di un piano dei conti omogeneo a livello nazionale, e per statuto abbiamo previsto degli obblighi ben precisi poi introdotti anche dalla riforma legislativa del Terzo settore, tra cui i bilanci composti non solo dal conto economico ma anche dallo stato patrimoniale, un sistema dei collegi di revisori contabili, oggi organi di controllo, per la verifica sui bilanci, sia nazionale che regionali e territoriali. Si tratta, quindi, per noi di un percorso che arriva da lontano e su cui negli ultimi anni abbiamo posto ulteriore attenzione in tutti i settori della nostra associazione, che rafforzeremo anche attraverso la promozione e lo sviluppo delle attività di autocontrollo e di assistenza tecnica nei confronti della rete associativa”.

Che impatto ha avuto la riforma del Terzo settore sull’impianto organizzativo e sulla gestione della governance del suo ente?

La riforma ha avuto un impatto positivo sul nostro impianto organizzativo. Aver colto da subito le opportunità, e non solo le richieste di modifica, che ci arrivavano dal codice del Terzo settore, ci ha messo nella condizione già nel giugno 2019 di riformare il nostro impianto statutario, seguito dal regolamento nazionale e da un lavoro, che non si è ancora concluso, sul codice etico. Gli anni recenti hanno visto la nostra associazione protagonista di un percorso di autoriforma del modello organizzativo interno, dal rapporto tra Comitati regionali e territoriali e livello nazionale fino al superamento delle nostre leghe di attività, attraverso un passaggio da strutture a settori, con l’obiettivo di crescere come rete associativa nazionale. Per noi gli aggiornamenti legati al codice del Terzo settore hanno significato mettere l'Uisp in sicurezza, consolidare il riconoscimento di associazione di promozione sociale, ma anche cogliere l'opportunità di diventare rete associativa nazionale da un punto di vista giuridico, nel rispetto delle norme del codice del Terzo settore.

L’impianto fiscale è ancora un grande punto interrogativo. Che conseguenze ha nella vostra organizzazione questo stato di incertezza?

Il nostro auspicio è che si arrivi presto a superare le difficoltà che ancora ci sono sull’impianto fiscale: attualmente mancano alcuni decreti attuativi e l’autorizzazione dell’Unione europea, a cui si aggiunge nel nostro caso l’essere anche ente di promozione sportiva, riconosciuto dal Coni. Aspettiamo quindi una necessaria armonizzazione del sistema legislativo tra sport e terzo settore perché il rischio legato a questa situazione è che molte delle basi associative sportive, che rappresentano circa un terzo dell'intero terzo settore nazionale, non possano essere riconosciute come enti del Terzo settore, non perché non rispondano alle definizioni generali della normativa, ma per l'impossibilità di assolvere agli obblighi fiscali che la legge impone. La difficoltà esiste anche nel rapporto tra le attività di interesse generale e le attività diverse, quelle che spesso nell’ambito di un’associazione sportiva dilettantistica rafforzano e garantiscono la sostenibilità di un'organizzazione.

Il registro unico nazionale del Terzo settore sarà presto operativo. Come vi state preparando a questo passaggio?

Sin dall’inizio del nostro percorso di riforma abbiamo guardato con attenzione al registro unico nazionale del Terzo settore che, secondo le ultime anticipazioni del Ministero del Lavoro, dovrebbe essere reso operativo subito dopo l’estate. Noi abbiamo lavorato molto in questi anni sull'informazione e formazione dei nostri operatori, nel rapporto tra Comitati regionali e territoriali e associazioni e società sportive dilettantistiche, per trasmettere tutte le informazioni corrette su questo adempimento. È sicuramente una fase delicata che dovrà vedere un grande sforzo collettivo dei diversi attori in campo, a partire dalla nostra associazione e nel rapporto con il Ministero del Lavoro che, attraverso la Direzione generale del Terzo settore, sta ponendo molta attenzione a questi aspetti, ma in particolare nel rapporto con le Regioni. È stato affermato da tempo che sarà un percorso di trasmigrazione che vedrà passare le informazioni dai registri già esistenti al nuovo registro unico nazionale del Terzo settore. Noi continueremo con il nostro impegno attraverso il sistema dei servizi di consulenze e gli snodi regionali, per essere sempre a disposizione, come rete nazionale, delle nostre associazioni affiliate e per supportarle e accompagnarle in questo percorso.

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