La storia
Il grande “riordino” della normativa che interessa il terzo settore nasce dall’esigenza di riconoscimento di una parte delle organizzazioni non profit italiane impegnate nella tutela del bene comune e a sostegno della comunità. Le richieste sono quelle di regole precise e del superamento della frammentazione legislativa che ha caratterizzato per decenni le tante organizzazioni impegnate nel sociale.
Questo processo nasce in un periodo di crescita importante del non profit in Italia, sia in termini numerici che economici, una fase caratterizzata da grande fiducia e aspettative nei confronti del terzo settore.
L’idea di una riforma che metta ordine alle molteplici normative di settore e dare un quadro generale di riferimento, è stata lanciata nel 2014 dall’allora Presidente del Consiglio Matteo Renzi. Ad accompagnarla, la pubblicazione delle “Linee guida per una riforma del terzo settore” e una consultazione online, che ha raccolto migliaia di commenti e di proposte sia da parte di organizzazioni del terzo settore che di singoli cittadini.
Il disegno di legge delega è stato discusso per diversi mesi, fino alla sua pubblicazione in prima lettura nel 2015. La firma definitiva è arrivata nell’estate del 2016 con la Legge delega n. 106 del 6 giugno 2016, anche se l’approvazione dei decreti attuativi, vero cuore della riforma, slitta di un altro anno.
Tra marzo e settembre 2017, sono stati pubblicati i 5 decreti capisaldi (i primi quattro legislativi, il quinto del presidente della Repubblica): il 6 marzo il dlgs n. 40 che istituisce e disciplina il Servizio civile universale, il 3 luglio escono sia il dlsg n. 111 sul 5 per mille che l’atteso dlgs n. 112 che revisiona le regole per le imprese sociali, realtà imprenditoriali già disciplinate da una loro normativa ma che non avevano ancora trovato grande spazio di crescita nel Paese. Il 28 luglio, è stato pubblicato il decreto del Presidente della Repubblica che disciplina la Fondazione Italia Sociale, istituita proprio con la riforma.
Al centro di questo grande riorganizzazione, c’è il codice del Terzo settore, il decreto legislativo n. 117 approvato il 3 luglio 2017, composto da 104 articoli che sanciscono il perimetro, i soggetti coinvolti, le regole di funzionamento, il regime fiscale, gli spazi di coordinamento normativo e decisionale, di questo sistema sociale ed economico.
Previste nelle scritture iniziali anche la pubblicazione di un decreto legislativo per la modifica della parte del Codice civile riguardante le organizzazioni senza scopo di lucro, mai uscito per decisione del governo, e un altro decreto su “vigilanza, monitoraggio e controllo” degli enti di terzo settore, mai pubblicato.
Il nuovo impianto abroga diverse normative, tra cui due leggi storiche come quella sul volontariato (266/91) e quella sulle associazioni di promozione sociale (383/2000), oltre che buona parte della “legge sulle Onlus” (460/97).
La riforma prevede oltre 40 decreti attuativi, gran parte dei quali oggi adottati, per renderla pienamente funzionante e mette mano a tutti gli aspetti che definiscono il terzo settore: dalle regole della vita associativa a quelle amministrative, dagli obblighi di trasparenza e rendicontazione alle agevolazioni fiscali, dal ruolo del volontariato al rapporto tra terzo settore e pubblica amministrazione, ma anche le opportunità di finanziamento, la nuova impresa sociale, il servizio civile universale e i centri di servizio per il volontariato.